San Giuseppe aiutaci a non perdere mai la speranza che le nostre famiglie possano ritornare ad essere unite

Ieri, 19 marzo era domenica e prevaleva sulla festa di San Giuseppe che, liturgicamente la Chiesa celebra oggi.

Questo mi da’ la possibilità di un breve riflessione che voglio dedicare a tutti quei papà, ma soprattutto quei “grandi papà” che oggi fanno ancora poca notizia, ma che stanno gettando un seme per riabilitare la figura maschile così dileggiata, vessata anche per colpa di altri maschi.

E’ certo che la rivoluzione sessuale, se da una parte ha messo all’aria tante ingiustizie e oppressioni, dall’altra ha devastato e distrutto troppe cose, al punto che viene da chiedersi se è stata una liberazione vera oppure il colpo di stato di una nuova dittatura più feroce e ingiusta dello status quo che l’ha preceduta.

Mi fermo ai padri, così impediti per la loro condizione maschile e per motivi culturali, economici e sociali a comprendere immediatamente il dono grande della paternità. Eppure in questi ultimi anni assisto stupito al sorgere di figure paterne che, di fronte ad un femminile in pieno delirio di onnipotenza: “Faccio e voglio quello che mi pare, è più importante la mia felicità adesso… se io sarò una donna felice, lo saranno anche i miei figli…” – questo è il motivo conduttore di tante donne che abbandonano marito e, spesso anche i figli, illudendosi di trovare fuori dalla loro storia una parvenza di gratificazione, un briciolo di gioia e serenità…

Ebbene devo dire grazie a tanti papà che si sono assunti ulteriori responsabilità familiari, di fronte all’abbandono del coniuge, mettendo al primo posto il bene dei loro figli. Sono tanti i volti di chi mi sta dando questa testimonianza. Posso dire di conoscere uomini diventati migliori, che con sofferenza hanno rinunciato alla loro felicità, per il bene dei loro figli.

Spesso questo ha permesso di ridare dignità, speranza e serenità a ragazzi e ragazze che erano rimasti devastati di fronte al naufragio della loro famiglia, rifugiandosi nella droga (un compagno diceva ad un figlio “vedi che il mondo degli adulti è tutta una merda? Vieni a farti le canne con noi…”), nell’autodistruzione della propria sessualità (diceva una ragazza: “sono andata letto con tutta la classe, volevo dimostrare a mia madre che ero più troia di lei…”) e infliggendosi sofferenze fisiche e psichiche (tagli, disturbi alimentari, fughe nel web, abbandono scolastico, ecc.).

Una ragazza tredicenne, figlia di separati, costretta dal tribunale a vivere dalla madre, così scriveva ieri, in occasione della Festa, a suo papà:

“Caro papà, inizio col dirti quanto ti voglio bene …per me speri tutto il meglio possibile, ma oggi voglio sperare anch’io per te… 

Spero che il tuo passato diventi per te un ricordo bello, dolce, ma spero anche che tu possa dimenticare quei momenti brutti in cui ti sei sentito sbagliato, incompreso, ma invece non lo eri…

Il tuo ruolo di papà è sempre stato impeccabile, hai lottato contro tutti, contro chi voleva il nostro male…

Hai vissuto per me e mio fratello fin dal momento in cui siamo nati e so quanto può essere difficile per un genitore non veder più i propri figli crescere, non raccontargli più le favole la sera, non addormentandoti più con loro; ti capisco. E’ dura anche per noi, sai?

Vorrei sempre averti accanto a me, vorrei vederti tutti i giorni, vorrei dirti a voce “ti voglio bene”, sempre… ma non posso. Ma so che tu sei sempre nel mio cuore e quindi vado avanti.

Il tempo passa ma spesso le difficoltà restano. Noi, nel nostro piccolo non possiamo mandarle via ma possiamo conservare la speranza che il nostro domani sia migliore. Dobbiamo vivere ogni giorno con fiducia pensando che, anche se le difficoltà sono accanto a noi, non potranno mai toglierci la voglia di vivere.

Questo possiamo farlo dando importanza alle cose belle che abbiamo intorno, ma a cui a volte non facciamo caso, che sono quelle per cui vale la pena lottare e non mollare mai.

Ti voglio un bene immenso papà.”

 Il tono della lettera è straziante, di un dolore limpido e sembra impossibile che a scriverla sia una ragazzina. D’altra parte diceva una nostra ragazza più grande: “Noi figli di separati siamo stati forgiati dal dolore perché dobbiamo essere più forti, più grandi…”

Io penso che questi ragazzi siano persone speciali e voglio affidarli al Signore per l’intercessione di san Giuseppe, grande papà, perché nelle nostre famiglie torni il perdono, si ristabilisca l’alleanza sancita nel Sacramento nuziale tra l’uomo e la donna. E’ una alleanza fondamentale per non perdere questa terribile guerra del Nulla contro l’umano che è in noi.

Spero che qualche mamma che si è separata legga la lettera che ho pubblicato e decida finalmente di tornare a casa. San Giuseppe e la Beata Vergine Maria la aiutino nel cammino del ritorno.

Don Pietro