LA VITA È UN BICCHIERE

La presentazione del libro di Roberto Marchesini nell’oratorio dei Santi Angeli Custodi

19 marzo 2022, festa di San Giuseppe

Quando uno psicologo, seppure “sui generis”, come Roberto Marchesini, scrive un libro che parla di birra, vino e spiriti, i casi sono due: o è impazzito e ha deciso di cambiare il mestiere e darsi all’alcol, oppure si tratta di una metafora. Per fortuna vale il secondo caso.

La metafora in questione è la stessa che dà il titolo al libro: la vita e un bicchiere. In realtà, utilizzando queste comuni ma straordinarie bevande, Marchesini parla del senso della vita e del lavoro, dell’importanza delle relazioni, di come mantenere la propria esistenza in equilibrio in mezzo alle mille e più difficoltà che quotidianamente incontriamo.

L’invito alla lettura e di don Pietro Cesena parroco di Borgo Trebbia, recentemente balzato agli onori delle cronache per la sua predica del Natale 2020. Ecco le sue parole: “vi invito oggi a mangiare bene, a mangiare tutto. A bere con abbondanza. Ma non la Coca Cola! Vino buono, perché il vino è segno della vita eterna! In paradiso fratelli miei, gli astemi non potranno entrare …. perché si beve il vino!”

Un giornalista presente alla messa ha registrato un video della predica e lo ha lanciato sui social rendendola un caso mediatico. Le parole di don Pietro, manco fossero quelli del Papa, hanno fatto il giro del mondo, sono state tradotte in altre lingue.

Dando alle stampe questo lavoro coltiviamo la speranza che le parole di don Pietro, unite a quelle di Marchesini, inducano le persone che quotidianamente portano alla bocca un buon bicchiere, a riflettere sulle questioni più importanti della vita.

LA COPERTINA DEL LIBRO DI ROBERTO MARCHESINI

LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DEDICATA AI MASCHI

Vediamo in sintesi il contenuto della presentazione del libro di Roberto Marchesini, nella quale la metafora attorno alla quale è stato sviluppato il ragionamento è quella della vita che è come un bicchiere (che potrebbe comodamente essere una similitudine rovesciata Realistico Terminale): La vita è un bicchiere da riempire di vino buono.

RIEMPIAMO IL BICCHIERE

Passiamo la prima parte della nostra vita a riempire il bicchiere. In gioventù riceviamo un sacco di vino buono, lo riceviamo dagli amici, dai genitori, dai nonni, dagli insegnanti, dagli allenatori, e da chissà quanti altri che ce lo regalano senza pretenderne in cambio.

E si va avanti così finché il bicchiere diventa quasi pieno, e stiamo bene, ci sentiamo realizzati e ci poniamo il problema di cosa farcene di quel vino, ovvero di tutte le cose che abbiamo ricevuto e di tutte le esperienze che abbiamo fatto. Sono le famose domande esistenziali: perché sono al mondo? cosa ci faccio su questa terra? la vita ha un senso? eccetera eccetera.

Ben presto cominciamo a lavorare e a metter su famiglia, ed il nostro bicchiere piano piano si svuota finché ad un certo punto lo si scopre vuoto.

IL LAVORO NON TI REALIZZA

Cerchiamo allora la realizzazione nel lavoro, ma scopriamo che è impossibile.

Ti raccontano che ti puoi realizzare sul lavoro, ed allora tu diventi come un criceto nella ruota 12 ore al giorno, ti porti il lavoro a casa, accetti la reperibilità telefonica, perché il lavorare ti deve rendere felice.

Trasformi pian piano l’idea del lavoro in qualcosa che deve riempiti il bicchiere. Una sorta di partita doppia: tu passi 12 ore al giorno lavorando, e devi avere una contropartita. Ma la contropartita del lavoro è lo stipendio, anche se fai di più, ti impegni di più, continua ad essere solo lo stipendio.

Niente che possa riempire il bicchiere, niente amicizia, affetto, niente che possa mettere sale sul senso della tua vita.

Allora un bel giorno a lavorare non ci vuoi più andare, perché ti sembra di essere stato derubato di tutto. È la così detta sindrome di Burnot, quella che a Milano dicono sciupà.

L’errore è nel pensare che un’uscita possa trasformarsi in una partita doppia, ovvero che ci si possa realizzare nel lavoro, perché sul lavoro non vi vogliono bene, si tratta solo di prestazione in cambio di denaro.

San Tommaso d’Aquino diceva: “il lavoro serve solamente a guadagnarsi da vivere”.

Quindi il primo errore è trasformare l’uscita del lavoro in una partita doppia io dono e devo anche ricevere.

Il lavoro in realtà è solamente una uscita.

LA FAMIGIA SVUOTA IL BICCHIERE

La seconda è uscita è la famiglia. Ed è una faccenda molto più dura da sistemare perché quando ci si sposa, salvo debite eccezioni, si è convinti che la famiglia sia una partita doppia, sia un luogo nel quale si dà ma si riceve anche, e si commette il secondo errore fatale.

Separazioni e divorzi sono il risultato del credere che la famiglia ti possa dare qualcosa, che possa contribuire a riempire il bicchiere. Così, spessissimo, tra le motivazioni addotte a giustificazione dei divorzi, c’è proprio quella dell’aver constatato una enorme sproporzione tra il quel che si è dato e quel che si è ricevuto.

Sovvengono le promesse matrimoniali: “prometto di esserti fedele sempre nella gioia e nel dolore nella salute e malattia e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”, il che non vuol dire che anche se la moglie è malata le voglio bene lo stesso, perché non stiamo parlando della sua malattia ma della nostra, stiamo parlando del nostro dolore. Quindi si tratta di un’uscita totale: ci sposiamo per prenderci cura di un’altra persona non perché ci si dia una mano reciproca.

COSA FARE?

Quindi come facciamo a riempire il bicchiere di vino buono se ad un certo punto della nostra vita non arriva più niente e il comune non ha predisposto un vinodotto per farlo uscire dal rubinetto?

Abbiamo 4 fonti dalle quali poter attingere

  • Amicizie
  • Sport
  • Interessi
  • Spiritualità

Il tempo ed il denaro che dedichiamo a questi quattro capitoli della nostra esistenza non sono sottratti alla famiglia ed al lavoro, sono viceversa un investimento a loro favore, perché coltivandoli riempiamo il nostro bicchiere.

AMICIZIE OMOLOGHE

Le amicizie, purché omologhe sono fondamentali per dare alla nostra esistenza significato. L’amicizia quando è vera e profonda ci consente di dialogare apertamente, senza le maschere o le sovrastrutture che normalmente indossiamo sul lavoro ed in famiglia. Ci consentono di condividere la gioia, così come il dolore, arricchendo la nostra sfera affettiva, senza costringerci ad indossare I panni dello sposo o del padre, in modo sincero ed autentico, anche perché in molti casi, I nostri amici arrivano dalla nostra infanzia e non possono essere ingannati perché conoscono tutto di noi.

Ma le amicizie vanno coltivate, hanno bisogno di tempo e di spazio, hanno bisogno di dedizione.

Poiché gli uomini quando hanno di fronte una donna tendono ad interpretare un personaggio anziché essere se stessi, e la cosa accade anche alle donne, seppur in modo meno virulento, è opportuno che le amicizie siano omologhe, per garantirne l’autenticità.

LO SPORT OVVERO LA VIRTÙ

Il continuare a fare sport, ad interessarsi di sport, significa per I maschi, coltivare la virtù della fortezza, il coraggio, la passione per la giustizia.

Quindi lo sport rappresenta, per gli uomini, il non perdere la propria caratteristica principale, quello che li fa essere e, soprattutto, sentire virtuosi e degni della vita.

Per le donne, l’equivalente è la bellezza, ovvero ciò che le avvicina alla loro principale virtù che è la grazia.

Dare via la bicicletta quando ci si sposa è per un maschio una delle stupidaggini più grandi che si possano compiere, così come per una femmina lo smettere di pensare ai vestitini, alle scarpette rosse con il tacco ed alla biancheria fine.

Le virtù sono essenziali per poter sentirsi realizzati e felici, se ce ne priviamo diventiamo spenti, insoddisfatti, pieni di sensi di colpa. Grazia e Fortezza sono, in fin dei conti, la misura della nostra esistenza.

GLI INTERESSI

In molti casi gli interessi che riempivano di gioia le nostre giornate ai tempi in cui eravamo adolescenti, vengono completamente accantonati. Fumetti, teatro, letteratura fantascientifica o il gioco del subbuteo, tanto per citarne alcuni, vengono dimenticatici come se non fossero necessari al nostro equilibrio mentale.

Mentre è essenziale che si continui a viverli, perché in essi è una parte importante della nostra felicità.

Se poi, aggiungo io, tra gli interessi che coltivate c’è l’astronomia, allora vi avvicinerete al prossimo capitolo, che è la spiritualità, dato che la distanza tra le stelle è così vasta da poter essere paragonata all’infinito.

LA SPITITUALITÀ

Perché l’uomo non è fatto per guardare in basso. Una vita fatta di cose materiali non soddisfa nessuno: è una vita vuota, è una vita triste.

Quando prendi in mano questo bicchiere ti e chiedi cosa te ne puoi fare, non puoi pensare di sperperarlo con la BMV o col cellulare o con qualche altro status simbol, devi cercare altro, e sono le questioni spirituali che superano di gran lunga quelle materiali nel rendere sapida l’esistenza, a diventare lo scopo del tuo vivere.

Più coltivi il tuo desiderio di infinito e di eterno, più la tua vita sarà piena e gradevole.

CONCLUDENDO

Per vivere degnamente il matrimonio ed il lavoro occorre non cercare in essi la realizzazione della nostra vita. Viceversa, dedicarsi a se stessi, alle proprie passion ed a ciò che ci rende felici, ci rende molto più efficaci sul lavoro e soprattutto più sereni ed appagati nel matrimonio, perché ci rende capaci di dare senza pretendere nulla in cambio, visto che la nostra parte ce la siamo già presa in altro modo.

E BON!

Ecco il video della presentazione:

Roberto Marchesini, psicologo e psicoterapeuta, lavora come consulente, formatore e terapeuta. È collaboratore de il Timone, per il quale ha tenuto corsi sull’identità di genere e sulla teologia del corpo di Giovanni Paolo II. Ha collaborato al fascicolo ABC per capire l’omosessualità (2005) e pubblicato i volumi: Come scegliere il proprio orientamento sessuale (o vivere felici) (2007); L’identità di genere (2007) e Psicologia e cattolicesimo (2009). Suoi articoli sono apparsi su Cristianità, Il Domenicale, Il Settimanale di Padre Pio, Studi Cattolici, Famiglia Oggi.